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Ore 13:15.

“È nella stanza, agente, ma stia attento. È un tipo strano.” Avvertì la guardia.

L’agente entrò. Davanti a lui c’era un uomo dall’aspetto abbastanza comune, con indosso una maglia nera e un paio di jeans. Si sedette, e iniziò a leggere.

“Quindi, ricapitolando. Stamattina hai accompagnato tuo figlio alla partita di calcio e, cito testualmente, hai picchiato a sangue un uomo, così brutalmente che non è stato possibile un riconoscimento facciale. Tra l’altro usando solamente i tuoi pugni come arma”.

“Già” disse l’uomo, apparentemente senza esprimere nessun tipo di emozione. Stava lì, come se non fosse successo niente.

“Quello che non mi so spiegare” continuò l’agente “è il perché. Perché l’hai fatto? Sembri un brav’uomo. Stavi accompagnando tuo figlio alla partita di calcio, e non hai nessun precedente penale. La gente che era presente alla partita conferma che l’uomo che hai ucciso non ha fatto né detto nulla”.

“Non mi piaceva la sua faccia”. L’uomo sorrise per la prima volta. Apparentemente sembrava una persona come tante, una persona comune.

L’agente non riusciva a capire il perché del suo strano comportamento. Era così calmo e divertito. Sì, era decisamente divertito, in quel momento lo stava fissando con un sorrisetto stampato in faccia. Gli mise un po’ di inquietudine. “Bè, dovevi proprio odiarla. La cosa strana è che, visto che non abbiamo potuto identificarlo attraverso la faccia, abbiamo preso le sue impronte digitali. E sai cosa? Corrispondono alle tue. Uguali. E anche il suo aspetto fisico in generale è identico al tuo” concluse l’agente. Era stupito, non capiva.


L’uomo sorrise ancora più apertamente “Huh, e questo come lo spieghi?”

“Un’altra cosa strana” riprese l’agente “è che tuo figlio dice che indossavi una maglia bianca, quando l’hai portato alla partita, ma la maglia bianca ce l’ha l’uomo che hai ucciso. Tu sei vestito di nero.”


“Sta diventando intenso ora” sospirò l’uomo. Era ancora molto calmo.

“Non riusciremo a risolvere niente se continui così” l’agente cominciava a irritarsi, davvero non capiva. Ed era tutto molto, troppo strano.

“Pensi davvero che questo sia in qualche modo rilevante per me?” disse l’uomo molto lentamente.

“Ho avuto modo di parlare con mio figlio prima dell’arrivo dei poliziotti, sai. Non la smetteva di urlare, vero? Pensi che riuscirà a essere di nuovo felice?” Sorrise. “Ho lasciato il mio marchio, credimi”. L’agente si alzò d’improvviso con la pistola in pugno.

“TU, BASTARDO! È SOLO UN BAMBINO!”

“Cosa? Mi sparerai?” rise l’uomo. “Cosa pensi di ottenere? Andrò in prigione. Mi hai catturato, sono tuo.” concluse sussurrando.

“Io, Io non sto capendo niente di tutto questo” esclamò l’agente, tenendosi la testa. Aveva la sensazione che il suo cervello stesse per scoppiare. Adesso l’uomo lo stava guardando in un modo diverso. Non capì che tipo di sguardo era, nessuno l’aveva mai guardato in quel modo.

“E non lo capirai mai” esclamò ridendo.

“Forse ci vedremo ancora, agente” adesso non sorrideva più, ma lo guardava dritto negli occhi..

“Forse... Nello specchio.”


Specchio-0
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