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Mi dicevano che sono troppo magro. Che faccio impressione. Che sono altissimo. Che sono un mostro. A volte pensavo di essere veramente un mostro.

Una specie di scheletro altissimo e inquietante. Non ce la facevo più. Loro non sapevano come ci si sente. Non lo sapranno mai. Per questo decisi di scappare. Di andare via da quella vita di insulti e di depressione. In un mondo pacifico.

Nel mio posto preferito; il bosco.

L'unico posto dove non sento le risate, le prese in giro, dove ci siamo solo io e la mia mente...


                                              . . .


La vita nel bosco è calma e solitaria. Ma ormai, dopo che passò quasi un mese - o forse di più?

Pensavo di non avere più una concezione precisa del tempo - iniziai a sentirmi affamato, pensai di essere ancora più magro di prima.

Mi diedi un'occhiata al braccio; era pallidissimo. Quasi bianco.

Non avevo uno specchio, ma pensai che la mia faccia fosse scarna, scavata e pallida. All'improvviso sentii un fruscio. Un animale selvatico? Il mio piccolo rifugio sarebbe stato in pericolo... ma invece, spuntò fuori una figura piccola e paffuta. Un bambino, di almeno otto anni.

Mi guardò dritto negli occhi, e disse:        

"Ciao! Chi sei? Sei ridotto maluccio!". Lo guardo meglio; è biondo, ha dei grandi occhi castani e un sorriso smagliante.

L'unico sorriso vero che io avessi mai visto, non come quelli falsi degli altri ragazzi. Con un filo di voce gli risposi:

"Non... non ricordo il mio nome. Lasciami solo. Sono un mostro."

Lui rise, ed esclamò: "Ma no! Sei solo un po'... sottile! Ecco... ti chiamerò così! Sottile... Slender! Devi avere fame! Vuoi un sandwich?"

Tirò fuori dallo zainetto un piccolo panino al tonno triangolare e me lo porse. Io esitai un secondo, poi lo presi e iniziai a mangiarlo. Dopo aver passato un mese sopravvivendo di frutti di bosco e bacche, il sandwich era il massimo. Il bambino, mentre finivo il panino, disse:

"Io invece mi chiamo Jacky. A volte vengo qui, quando mamma e papà litigano. Loro pensano che io sia al parco."

Ma come? Un bambino così piccolo da solo nel bosco? Lo ringraziai del panino e lui mi sorrise e corse via. Da quel giorno, ogni pomeriggio mi portò un panino.

E in più, mi portò alcuni disegni molto strani... raffiguravano tutti me, circondato da alberi, oppure strani segni che non avevo mai visto.

Il tutto durò per due settimane, fino a quel giorno.


                                               . . . 


Era una mattina nebbiosa, si vedeva pochissimo. Jacky arrivò anche quel giorno. Lo aspettavo lì, come ogni volta. Quel giorno però, non aveva con sé lo zaino. Mi disse:

"Ciao Slender!  Oggi ho portato qualche pezzo della crostata di ieri sera e... ma dov'è il mio zaino?! Oh no deve essersi impigliato in qualche ramo... vado a cercarlo, arrivo subito!"

Feci per accompagnarlo, ma ero ancora debolissimo, e quindi lo aspettai lì. Dopo un po' di tempo non era ancora tornato, e decisi di andarlo a cercare. Improvvisamente, sentii una strana puzza di bruciato; mi girai e con orrore vidi che la foresta stava crollando per un incendio.

Iniziai a correre, ansimando per la stanchezza e chiamando Jacky. Il fuoco mi bruciò la pelle, ma fui troppo occupato a cercare il bambino.

Ci tenevo troppo. DOVEVA vivere. Continuai a chiamarlo, ma nessuno mi rispose.

Le mie urla erano coperte dagli alberi che cadevano e dal rumore del fuoco. Tutto andava a fuoco, me compreso. La mia faccia, tutto il mio corpo, vennero divorati dalle fiamme. E poi, tutto si spense. Caddi a terra, sfinito, e chiusi gli occhi. 

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                                                       . . .


Poi vidi qualcosa di luminoso. La Luna, in cielo, brillava come non mai. Mi rialzai a fatica e mi guardai intorno. La foresta era rasa al suolo, e i pochi alberi rimasti erano neri come il carbone.

Dopo circa dieci minuti, riuscii a uscire dalla foresta, ed arrivai alla strada. Nulla. Nessuno. Solo io, illuminato dai lampioni. Mi guardai le braccia; erano tutte scarne, come al solito, ferite, ma sempre bianche come il latte. Lo stesso per il resto del corpo. Gli abiti erano ridotti a stracci bruciati.

Vagai in cerca di un negozio, per cercare qualcosa per coprirmi. Faceva freddissimo. Poi notai una vetrina. Mi ci specchiai, ed ebbi un sussulto: la mia faccia non esisteva.

Non avevo più una fisionomia. Uno scheletro bianco. senza occhi, naso, bocca o orecchie. Ma allora come facevo a sentire, a vedere, a respirare? Non credevo a ciò che vedevo... divenni sul serio un mostro.

Dietro la vetrina scorsi degli abiti, così ruppi il vetro e mi intrufolai. Scattò subito l'allarme, quindi presi la prima cosa che vidi. Un completo nero, ovvero uno smoking, una camicia e una cravatta rossa.

Poi mi diressi verso la foresta, mi cambiai e iniziai a camminare. Cercherò ovunque per ritrovare Jacky. In tutte le foreste. Farò di tutto. Vagando per il bosco riuscii a rinvenire solo otto dei disegni di Jacky, e li appesi agli alberi come punto di riferimento, per non perdermi.

Ora so che fare. Troverò Jacky, a costo di cercare e uccidere tutti i bambini che mi troverò davanti...


... Perché sono un mostro...       



... Uno Slender...

.










Narrazioni[]

La_vera_storia_di_Slenderman_-_Creepypasta

La vera storia di Slenderman - Creepypasta

Narrazione di NoDreams

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Narrazione di "DarkTales"

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