Creepypasta Italia Wiki
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Mia sorella era morta. Rapita, torturata e uccisa da dei giovani promessi alla Yakuza Giapponese. Junko Furuta era il nome di mia sorella, ma ormai era solo un vago ricordo. A casa non ne parlavamo mai, nemmeno un accenno. Era un argomento troppo delicato: mia mamma era appena tornata dall’ospedale psichiatrico e mio padre era diventato chiuso e freddo con tutti. Ci avevano rovinato la vita, io non avevo più nulla: era tutto finito. Ma com’era possibile? La mia povera sorellina, la mia povera Junko… Adesso, toccava a me la parte di “donna di casa.” Sì, lo so, questa situazione era molto dura, soprattutto se ripenso al modo brutale in cui Junko fu abusata… ma ora non si poteva più tornare indietro, bisognava solo stringere i denti e guardare avanti.

Un uggioso martedì mattina, mi recai a scuola come al solito; la mia uniforme era stirata e pulita come era solita indossarla Junko. Del resto, eravamo sorelle… se non ci assomigliavamo! Comunque la giornata passò velocemente e appena uscita dal grande edificio scolastico, saltai sulla mia bici per tornarmene a casa. Per arrivarci, dovevo percorrere una lunga strada leggermente distante dal centro di Tokyo. Mentre pedalavo, vidi un ragazzo giapponese dai capelli biondi tinti e vestito alla moda insieme alla sua comitiva di amici. Aveva più o meno la mia stessa età, ma parlava molto velocemente e con uno strano dialetto. Lo fissai per un po’… Mi sorrise. A quel punto caddi. “Quanto sono distratta!” pensai. Mi feci anche molto male, il mio ginocchio aveva un taglio ampio e profondo da cui fuoriusciva molto sangue. Il ragazzo biondo si allontanò dal gruppo e mi aiutò a rialzarmi, io lo ringraziai, e lui mi invitò a casa sua per riposarmi qualche minuto. Accettai poiché il sangue non si fermava e non vedevo polizia in giro.

Appena entrai nell’appartamento, notai che era orribile e squallido; poi ricordai le foto del luogo del delitto di mia sorella: era lo stesso posto. Decisi di scappare, ma una mano mi prese il polso e cominciò a stringere forte, sempre più forte. Me lo ruppe. Io urlai, ma un aguzzino mi tappò la bocca. Sapevo tutto nei minimi dettagli su quello che avevano fatto a mia sorella e ne ero certa: avrebbero torturato anche me. Mentre mi usavano come sacco da boxe e io urlavo, loro ridevano e mi facevano ancora più male. Quella notte, mentre tutti dormivano, l’agonia sembrò temporaneamente finita e quindi decisi di andare in bagno velocemente. Nel bagno trovai una cosa agghiacciante: il cadavere di una ragazza. Non urlai, avevo paura che mi sentissero, scostai i capelli dal viso della ragazza; era piena di lividi e ustioni su tutto il corpo e dopo un po’ notai che conoscevo quel corpo. Era Junko.

Quella sera dormii insieme a lei, abbracciata, e per la prima volta in quel posto mi sentii un minimo protetta. Il giorno dopo, quando mi trovarono insieme a lei, mi picchiarono e abusarono di me fino a che svenni. Poi, quando mi svegliai, il ragazzo biondo mi disse che avevano buttato il corpo nella benzina e poi gli avevano dato fuoco.

Cominciai ad urlare, ma un ragazzo mi tappò la bocca e il naso: persi i sensi.

“Ma dove sono??” pensai impaurita. Poi sentii una voce, una voce femminile, che in qualche modo mi rassicurava.

Poi un urlo.

Poi silenzio.

Non sapevo cosa fosse e quindi gattonai fino al salotto (Le mie gambe erano tutte rovinate)

Sanguinavo da tutte le parti e avevo paura, ma non riuscivo a piangere… era come se avessi esaurito tutte le lacrime.

Poi sentii una pressione che mi prendeva le gambe e la testa, ero certa che fosse un aguzzino che mi stava portando da qualche parte per torturarmi ancora, quindi chiusi gli occhi…

Quando mi svegliai, la prima cosa che notai fu il forte odore di sudore e sangue e quattro ragazzi stesi per terra col cranio e I genitali fracassati. A quel punto rabbrividii e urlai forte.

Compresi che in bagno c'era una persona, perché vidi molte ombre provenienti da esso che stavano venendo verso di me.

Sulla soglia del bagno c’era una giovane donna con i vestiti dell’uniforme, ma tutti bruciati, addosso; perciò sembrava praticamente nuda. Aveva la faccia sfigurata e i capelli mancavano per il fuoco che li aveva arsi. Si trascinava verso di me. Quando arrivò, mi guardò con una dolcezza che non ricevevo da molto tempo e mi abbracciò. Mi strinse forte forte al suo petto bruciato e insanguinato, poi guardò I cadaveri maciullati per terra e mi disse:

“Ovunque vada, qualsiasi cosa tu faccia io ti proteggerò. Sei tutto ciò che resta a mamma e papà. Per proteggerti, supererò anche il confine tra vita e morte. Per te, Sorellina mia.”

Dette quelle parole, scomparve in una nuvola di fumo che poi si trasformò in fuoco. Non rividi mai più mia sorella. Lo dissi a mamma ma non mi credette… ora sto bene e non ho più paura.

Mi basta pensare che Junko mi guarda, e che per me farebbe tutto. Ritornerebbe in vita per me.

Junko

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