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Mi chiamo Gioppo, ho 40 anni e questa è la mia storia. 
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Mi chiamo Jack, ho 40 anni e questa è la mia storia. 
   
 
Ho perso il lavoro qualche settimana fa, ma fortunatamente ho ereditato una piccola quantità di denaro da un parente lontano. Da quando sono disoccupato, vago per le vie cercando un impiego. Nella vita sono solo, non ho né casa, né famiglia, mi sostengono solo i miei pochi amici.
 
Ho perso il lavoro qualche settimana fa, ma fortunatamente ho ereditato una piccola quantità di denaro da un parente lontano. Da quando sono disoccupato, vago per le vie cercando un impiego. Nella vita sono solo, non ho né casa, né famiglia, mi sostengono solo i miei pochi amici.

Versione delle 14:03, 3 ago 2015

Mi chiamo Jack, ho 40 anni e questa è la mia storia. 

Ho perso il lavoro qualche settimana fa, ma fortunatamente ho ereditato una piccola quantità di denaro da un parente lontano. Da quando sono disoccupato, vago per le vie cercando un impiego. Nella vita sono solo, non ho né casa, né famiglia, mi sostengono solo i miei pochi amici.

Un giorno stavo andando per le vie della città, alla ricerca di un lavoro, ma niente. Mi fermai in un motel magnifico, a 3 stelle, e decisi di dormire lì. Entrai e chiesi una camera, mi diedero l'ultima rimasta, la numero 34. Salii i due piani e vidi una porta con appeso il numero 35, la mia doveva essere vicina. Qualche passo più avanti e finalmente vidi la 34. Entrai, mi misi a mio agio e dopo aver cenato andai a letto.

Erano le 23:50 e, mentre cercavo di prendere sonno, sentii strani rumori provenienti dalla camera 35. I rumori persistettero per una decina di minuti ed esasperato dal baccano mi diressi dinanzi alla porta e bussai con forza urlando di fare meno rumore. Mi aprii una donna, bella, formosa, bionda, mi guardava dritto negli occhi e le parole mi si fermarono in gola. Dopo una breve esitazione, riescii a chiederle, in modo gentile, di fare meno rumore. Lei si giustificò dicendo che non riusciva ad aggiustare la gamba del tavolo e mi chiese un aiuto invitandomi ad entrare.

Chiusi la porta alle mie spalle. La stanza era buia, non vedevo nulla. Quando accesi la luce, rossa soffusa, vidi le pareti nero corvino piene di sangue e con molteplici cadaveri appesi al soffitto. Gridai terrorizzato mentre tentai di scappare, ma non riuscii ad aprire la porta. La donna era diventata una strega mostruosa, con denti marci, occhi blandi e ferite ovunque. Mi si scagliò contro mettendo le rugose mani attorno al mio collo stringendo la presa nel tentativo di strangolarmi. 

Per fortuna riuscii a divincolarmi e ad aprire la porta correndo verso la reception.

- Aiuto! Una donna nella camera numero 35 voleva uccidermi! Vi prego, aiutatemi! -

Una signorina dietro il bancone cercò di calmarmi, e sorpresa disse:

- Signore, in questo hotel ci sono solo 34 camere...-

- No! Mi deve credere! -

- Senta, adesso verrà con lei un nostro collaboratore e la accompagnerà, va bene? -

Un uomo alto, in abito elegante mi seguii e appena arrivammo al secondo piano, indicò la camera numero 35.

- Eccola! La vede? Entri. -

L'uomo si avvicinò alla porta, iniziando a ghignare sempre più forte. Si girò verso di me, mi fissò con lo sguardo omicida, voglioso di sangue, bramante del mio corpo. Cambiò sembianze, fino a rivelare la sua forma originale: la strega.

Con innaturale velocità afferrò la gamba del tavolo e con quella cominciò a colpirmi ripetutamente. D'un tratto tutto diventò nero e le tenebre mi avvolsero in un gelido abbraccio, facendomi cadere in un sonno profondo da cui non mi sarei più svegliato. Prese il mio corpo, ormai privo di vita, e lo appese al soffitto.



Uscì poi fuori dalla camera, cambiando il numero della porta da 35 a 36.

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